12. Stupore per la presenza

Giovanni Paccosi

12. Stupore per la presenza

28/01/2021 Attualità Religione Liceo Classico Santa Maria degli Angeli 0

Se uno aprisse gli occhi al mondo come fosse la prima volta, lo stupore, la meraviglia sarebbe il primo contraccolpo dell’essere, del fatto che tutto c’è!

Dato=dono

Presente=regalo

Su questa aurora del rapporto con la realtà, alcuni esempi di grandi artisti, che proprio per la loro umanità sono grandi:Claude Monet e la cattedrale di Rouen: in tre anni (1892-1894) Monet dipinge per trentuno volte lo stesso soggetto: la facciata della Cattedrale di Rouen. «Ogni giorno aggiungo e scopro qualcosa che non avevo ancora visto».

Qui un video con alcune delle opere di Monet raffiguranti la cattedrale.

Paul Cézanne. Nelle nature morte, nei ritratti, nelle scene en-plein-air è come se Cézanne volesse rappresentare non l’apparenza delle cose, ma la loro essenza, struttura, mistero. Qui un PDF con una serie di quadri dedicati: a) alle nature morte: il mio professore di Teologia Don Divo Barsotti diceva energicamente che dopo Michelangelo e Caravaggio si doveva arrivare alle mele e arance di Cézanne per trovare una pittura religiosa, non nel soggetto ma nella percezione delle cose come dono, come se uscissero nell’istante dalla mano che le crea. b) alla montagna Sainte <Victoire di Aix en Provence, la città del pittore. Per 87 volte ricorre questo soggetto, e piano piano Cézanne raffigura nelle innumerevoli varianti di colore, atmosfera, profondità, la solidità espressa in forme quasi geometriche della realtà. Impressionato e affascinato dall’imponenza dell’esserci di tutto. Non possono guardare questi quadri e non sentire il filo che li lega a Giotto, a Masaccio, al loro stupore per la consistenza di tutto.

Qui un breve documentario sul rapporto di Paul Cézanne con il monte Sainte Victoire

Infine una testimonianza di un universitario che racconta con semplicità il rinnovarsi della coscienza della grazia del vivere e della gratuità del reale, anche delle cose più semplici. Insieme a questa testimonianza il testo di una canzone di Giorgio Gaber: “L’illogica allegria”

e il video della canzone, in un concerto del 1991