19. Il “folle volo” dell’uomo libero: Ulisse, Giacobbe, Truman e George Gray

Giovanni Paccosi

19. Il “folle volo” dell’uomo libero: Ulisse, Giacobbe, Truman e George Gray

11/05/2021 Senza categoria 0

Non c’è concezione che affermi la statura dell’uomo tanto come quella religiosa. L’uomo fatto per l’infinito, per scoprire il Mistero, che lo supera da tutte le parti e da tutte le parti lo attrae più che ogni altra cosa.

La lotta tra la misura, la sicurezza, il “safe space” e il folle volo della conoscenza di Dio e dei suoi disegni misteriosi segna la statura dell’uomo.

George Gray, di Edgar Lee Master, nella sua Antologia di Spoon River, è l’esempio dell’attrazione per l’avventura della ricerca e la sicurezza del safe space. Lui sceglie questa sicurezza, ma la sua vita non si può compiere.

eccola:

Così Eugenio Montale nella sua “L’agave sullo scoglio” in Ossi di seppia, esprime lo stesso disagio della paura di essere portato via dal vortice del destino e l’inquietudine di vedere il proprio desiderio inespresso, la propria vita non fiorire.

Nel cinema degli ultimi decenni è stato un film di Peter Weir, The Truman show, che ha riportato nell’iniziale sviluppo della cultura virtuale, il dramma della ricerca del proprio destino uscendo dalla sicurezza di un mondo “controllato”.

Eccone alcuni frammenti: l’inizio, il momento in cui svela al suo amico il sogno di andare all’altro capo del mondo e la scena finale.

Ma è la figura di Ulisse, come la riprende Dante nel XXVI Canto dell’Inferno, che stabilisce la statura dell’uomo che non rinuncia alla sfida dell’infinito, dell’Oltre, del Mistero.

Ecco il testo, preceduto da un sonetto di Jorge Luis Borges, il grande scrittore argentino, che pone la stessa domanda di Dante all’eroe omerico, quasi incredulo che potesse, dopo tanta avventura, rimanere quieto nella “bolla sicura” di Itaca. Il racconto di Dante risponde a questa domanda, mostrando la grandezza dell’uomo che si lancia oltre il limite della sua conoscenza, oltre le colonne d’ercole del sicuro, del saputo, del controllabile. Verso Dio, anche se questo è un viaggio vertiginoso.

Roberto Benigni, nella sua incessante ripresa delle letture dantesche, diversi anni fa all’Università di Padova tenne una lezione memorabile su Ulisse di Dante, di cui qui si può vedere una piccola parte.

Per ultimo, un’altra figura esprime questa grandezza dell’uomo che gioca tutta la sua libertà nel rapporto, nel duello con Dio: è Giacobbe così come lo descrive il libro della Genesi. Oltre al testo biblico, alcune immagini di Marc Chagall, che ha dedicato molte opere al duello di Giacobbe con Dio. Alla fine Giacobbe cede, ma nel suo cedere a riconoscersi totalmente alla mercé di Dio, trova la sua vittoria, perché solo Dio, misteriosa Alterità, ma anche indicibilmente Padre, può rispondere all’attesa e al desiderio di pienezza e di libertà che lo aveva spinto alla lotta.

infine, risulta più chiaro che il rapporto con il mistero è vertiginoso: stare sospesi istante per istante a un Altro che non conosciamo se non nelle circostanze effimere in cui ci indica un passo dopo l’altro un cammino misterioso.

Alcuni testi: