La realtà è fatta per l’uomo: il cosmo immenso è per me.
“Uno degli aspetti più affascinanti che emergono dall’astrofisica attuale è l’evidenza che la vita, e la nostra esistenza, richiedono il concorso dell’intera storia dell’universo per poter sussistere. Già gli antichi sapevano che la vita umana dipende dal sole e dalla pioggia, dalla fertilità della terra, dall’avvicendarsi delle stagioni. Oggi sappiamo che la vita dipende anche dai cicli stellari, dalle esplosioni di supernovae, dal ritmo dell’espansione cosmica, dal contrasto di densità nell’universo primordiale, dalla struttura delle leggi fisiche, dal valore delle costanti fondamentali… Senza tutte queste cose, senza una storia cosmica di 14 miliardi di anni, non ci sarebbe la vita. Più conosciamo l’universo e più ogni suo aspetto ci appare concorrere alla possibilità di ospitare la nostra esistenza. (…) L’universo intero è il grembo della vita, che nella paziente gestazione cosmica ha dato forma all’essere vivente, fino alla coscienza e alla libertà, fino al miracolo dell’unicità della persona umana.” MARCO BERSANELLI (dall’intervento all’Assemblea plenaria del Pontificio Consiglio per i Laici Roma, 25 Novembre 2011, che si può leggere facendo click sulla citazione)
Lo stupore per la realtà, che sorge nel primo impatto della coscienza umana con essa, diventa sempre più profondo nel conoscere la complessità della realtà data.
Ecco un articolo di Marco Bersanelli che da scienziato mostra l’incredibile coincidenza di innumerevoli fattori che hanno reso possibile lo sviluppo della vita sulla terra: essa appare come una casa ospitale per l’uomo, in cui dalla vastità dell’universo, alla lunghezza della sua storia, alle particolari circostanze del pianeta terra, tutto concorre a che ognuno di noi esista e possa dire io.
E di seguito i pannelli della Mostra Una terra per l’uomo. I tratti eccezionali del nostro piccolo pianeta
qui un link alla ricostruzione in timelapse della storia dell’universo fino a noi, alla vita umana:
La preghiera conclusiva dell’Enciclica Laudato si’ del Papa Francesco, dedicata alla questione ecologica:
Dio Onnipotente,
che sei presente in tutto l’universo
e nella più piccola delle tue creature,
Tu che circondi con la tua tenerezza
tutto quanto esiste,
riversa in noi la forza del tuo amore
affinché ci prendiamo cura
della vita e della bellezza.
Inondaci di pace, perché viviamo come fratelli e sorelle
senza nuocere a nessuno.
O Dio dei poveri,
aiutaci a riscattare gli abbandonati
e i dimenticati di questa terra
che tanto valgono ai tuoi occhi.
Risana la nostra vita,
affinché proteggiamo il mondo e non lo deprediamo,
affinché seminiamo bellezza
e non inquinamento e distruzione.
Tocca i cuori
di quanti cercano solo vantaggi
a spese dei poveri e della terra.
Insegnaci a scoprire il valore di ogni cosa,
a contemplare con stupore,
a riconoscere che siamo profondamente uniti
con tutte le creature
nel nostro cammino verso la tua luce infinita.
Grazie perché sei con noi tutti i giorni.
Sostienici, per favore, nella nostra lotta
per la giustizia, l’amore e la pace.
Un bonus artistico: la formella del “Ciclo sul lavoro” di Andrea Pisano (prima metà del XIV secolo) del Campanile di Giotto, ora conservata nel Museo dell’Opera del Duomo. È il primo rilievo del lato sud (verso via de’ Calzaiuoli) e raffigura Gionitus, mitico inventore dell’Astronomia, intento a osservare l’altezza dei corpi celesti con un quadrante, ma nell’idea dello scultore l’uomo occupa quasi tutta l’ampiezza della sfera celeste, sulla quale si vede in rilievo la striscia dello zodiaco, ossia delle costellazioni da cui sorge il sole nei vari momenti dell’anno. Sembra che spinga però il suo sguardo oltre il limite del cielo, steso su di lui “come una tenda” (direbbe la Bibbia) per guardare più in là. E da oltre i cieli si affaccia il volto di Dio, in mezzo a una miriade di angeli. L’uomo non può fermarsi a osservare il “come”, a misurare e capire come funzionano cielo e terra, ma vuole giungere al “perché”, comprendere il senso di questa immensità di cui lui, il piccolo-grande uomo, è protagonista, perché solo in lui si dà l’emergere della coscienza.
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